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Francesco Moro - Comune di Sartirana Lomellina 1999
II Edizione

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio 1999
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Andamento del concorso:

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Risultati

Sezione Poesia in lingua italiana:


  • 1° class. Clementina Culò Brocadello di Candia Lomellina (Pv) con “Al mio piccolo fiore”
  • 2° class. Claudio Bellini di Valenza (Al) con “Ester”
  • 3° class. Rina Ravera di Voghera (Pv) con “Padre e figlio”
  • 4° class. Vito Coppola di Caivano (Na) con “Pane amaro, lavoro nero”
  • 5° class. Dino Valentino Moro di Borgo Hermada (Lt) con “Preghiera”
  • 6° class.Giovanni Zavattaro di Ozzano Monferrato (Al) con “Il cavaliere celta”
  • 7° class. Giuseppe Spiotta di Casatenovo (Lc) con “Nel silenzio del buio”
  • 8° class. Rosa Sorda di Pescara con “Pomeriggio d’inverno”
  • 9° class. Luca Vicamini di Vercelli con “Un segno sulla parete”
  • 10° class. Marilena Forlino di Casatisma (Pv) con “L’attesa… di neve”
Opere vincitrici

Clementina Culò Brocadello

1° classificato

Al mio piccolo fiore


Erano i primi di marzo
tornavano le rondini ai nidi
la terra si risvegliava alla vita
e in una mattina di sole
sei nata tu, mio piccolo fiore.
Si agitavano in me
la paura di tenerti in grembo
di sfiorarti appena appena
di aiutarti a crescere forte e sicura
e pur fra tante ansie
c‘è stata per te, mio piccolo fiore,
una subitanea esplosione d’amore.
Ti guardavo incantata e sapevo che eri mia,
bastava una tua smorfia o un tuo sorriso
per gioire fino alla follia.
Le ore, i giorni, i mesi, gli anni
si sono susseguiti in un inarrestabile girotondo
e tu, mio piccolo fiore,
sei sbocciata in una splendida donna
ed hai iniziato da sola ad esplorare il mondo.
Ora i nostri ruoli sono mutati:
io sono diventata la bimba fragile
tu la mamma forte
e sempre ci lega un cordone d’amore
che nessuno mai potrà spezzare
nemmeno la morte
per me ancora piccolo, stupendo, preziosissimo fiore!


Claudio Bellini

2° classificato

Ester


Ester ha solo i papaveri
come amici
e li pensa anche di notte,
quelle notti che sono più scure,
quando anche le stelle
hanno il timore di ferirsi.


Ester conta le attese
che come ragni rigano la gola
di noduli irrisolti
ed i secondi diventano chiodi,
dove la ruggine immane comanda.


Ester e le sue gambe
a rotelle,
riccio serrato nella morsa
della diversità.


Scivola sui vetri una
lacrima fredda come neve,
gelida carezza di cuore sfregiato.


Oltre la finestra
Ester sogna ancora,
una sedia colma di papaveri
e la corsa di un’ora.


Rina Ravera

3° classificato

Padre e figlio


Un bimbo ed un uomo camminano vicini
la grande mano nella piccola mano.
L’uomo narra al bambino favole belle
gli sorride, poi guarda le stelle.


Un uomo e un vecchio camminano vicini
le mani non si sfiorano nemmeno.
L’uomo non parla col vecchio, fissa lontano
il vecchio invece lo guarda e piange piano.


Vito Coppola

4° classificato

Pane amaro, lavoro nero


Pane amaro, lavoro nero
In questa terra troppo assolata
Dove ogni ombra cela il bene ed il male
Donne già vecchie sgravano
Figli che crescono senza ricordi
Dove il vento trasporta sabbia
E cenere.
Terra arrossata di troppo sangue
Dove l’acqua è troppo torbida e
Troppo cristallina.
Terra calpestata da troppe scarpe chiodate.
In questa terra io son nato.
Troppo a sud.
A sud di ogni convenienza.
A sud di ogni vacua certezza.


Dino Valentino Moro

5° classificato

Preghiera


Dio
Ti ringrazio
di averci dato
i sogni
per salvare
la parte di noi
che sta per morire.


Giovanni Zavattaro

6° classificato

Il cavaliere celta


Posso offrirti una torre diroccata
a picco sul mare,
un prato smeraldo ed un cielo
quasi sempre in tempesta,
i belati delle pecore, i richiami
dei cani e dei pastori.
Posso offrirti la lana da filare,
il latte, il sidro, il miele
e storie di fantasmi la sera,
al calore del fuoco.
Posso offrirti una scala di pietra
da salire abbracciati,
un lume da spegnere d’un soffio
ed un canto di gallo.
Ci saranno per noi molte stagioni:
brevi estati solari
e autunni di cui si nutriranno
le struggenti tue malinconie,
ci darà l’inverno la complicità del buio,
erbe la primavera con quei fiori
che ogni sera raccoglierò furtivo.
Ci saranno per noi molte stagioni,
poi finirà il mio tempo,
ma tu ne vivrai tant’altre ancora:
conserva allora il mio ricordo, amore,
racchiuso in un sorriso e in una lacrima.


Giuseppe Spiotta

7° classificato

Nel silenzio del buio


Galleggiavo
In una indefinibile pace
Cullato
Nel silenzio del buio
Dal calmo respiro
Del mare
Intorpidita
Si chiedeva la mente
Se tornare
Alla realtà del tuo corpo
O abbandonarsi
Al sonno.


Rosa Sorda

8° classificato

Pomeriggio d’inverno


Dolce pomeriggio d’inverno
dolce e limpido sole
d’inverno
tra le pieghe
della tua luce
e dalle ombre tristi
trapela un senso di pace
e consapevolezza


Luca Maria Vicamini

9° classificato

Un segno sulla parete


In ascolto


resto
mentre i rumori


vengono divorati
dalla notte vicina
cammino


per la strada
movimenti
d’ombre,


mi fermo,
ascoltando il cuore


che batte di paura
un segno


sulla parete


tracciato con fretta


da una striscia


soffiata
di colore


parola muta


di una lingua


che non conosco
ma che possiede
una sua bellezza


non dice nulla


una cantina


e la sua sporca
porta


un motore


che ruggisce


e poi fugge


mi siedo
su di un pensiero


mentre


la notte


diviene
una pallida alba


Marilena Forlino

10° classificato

L’attesa… di neve


Tacita è l’attesa, buia e pacata
a scandire il gelo del tempo.


Non s’ode rumore, indugia il pulsare
dell’ora fredda, nel silenzio
di ghiaccio, allacciato alla pelle.


L’attesa si muta in spruzzi fiochi
bianchi, di neve, liberi e frizzanti
sicuri e audaci, in una danza lieve


a posarsi sull’orto, sui sassi
sul tetto fragile della memoria.


Neve a gennaio di un’età remota
quando, a cucchiaiate riempivi
il calice di vetro, grossolano.


Uno spruzzo d’arancia e le tue
labbra assetate succhiavano,
arrossate dal gelo, quel nettare
atteso, manna, frutto prezioso.


Si scioglieva nella tua bocca
adagio scendeva… lo sentivi
in quel viaggio, breve, freddo
arrivare alla meta.


Ed era piacere, gelido, dolce
grande, stupore di miracolo, il tuo.


Madre, in quel gennaio, ultimo
ti nutrivi di neve.


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